L’altra notte ho fatto un sogno… Ci trovavamo con il Coro Edelweiss al Teatro Regio di Torino, per la prova generale di un importante concerto. C’era la tipica tensione che precede ogni evento importante. Non so come, ma io non mi trovavo sul palco insieme agli altri ma seduto nella sala pressoché vuota. Il maestro dà l’attacco del primo canto: ne esce una sorta di belato assordante e cacofonico. Il maestro interrompe adirato e chiede di riprendere con maggior concentrazione. Niente da fare. Ne esce una nuova esecuzione disastrosa, senza armonia, con accordi palesemente stonati, talora vuoti e penosi. Nuovo attacco di bile del maestro. Io, sprofondato nella mia poltrona, mi sento imbarazzato e profondamente preoccupato: mancano pochi minuti al concerto… Poi finalmente si sente una voce dall’alto, come venisse dalla regìa che dice: “Per forza, mancano i baritoni!”. A quel punto improvvisamente tutti scoprono che esiste un vuoto nelle file del coro: manca un’intera sezione. Ricerche affannose: i baritoni sono spariti. Mi sveglio, in un mare di sudore…; nell’orecchio la parte dei baritoni di quel canto. Nel dormiveglia mi ritrovo a seguire mentalmente tutti i passaggi. Una parte infame, come spesso succede ai baritoni. Piena di accidenti (accidenti!) in chiave, semitoni, bemolli che diventano bequadri, diesis che compaiono e scompaiono come neve al sole. Poi all’improvviso, attorno a questo arbusto spoglio e brullo, spuntano come d’incanto le altre voci, che pian piano si fondono, si amalgamano, si sposano tutte insieme. Ora ci siamo tutti sul palco al gran completo. Mi guardo attorno e vedo tutti gli amici baritoni schierati pronti ad “in”cantare. La sala è piena. Il maestro dà il via. Come per incanto, il disastro paventato diviene una stupenda armonia, tutte le maledizioni mandate al bieco armonizzatore diventano un coro di apprezzamenti. Il pubblico applaude felice e noi con lui. Ma era necessario fare un sogno così angosciante per far capire a tutti che senza baritoni il coro non esiste!

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