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Conservare o rinnovare…il Coro Edelweiss

Qualche tempo fa un nostro ex-corista, che non cantava più con noi da molti anni, venne a trovarci a un nostro concerto. Alla fine, quando gli chiesi se gli era piaciuto, mi rispose “Non tanto”. “Perché?”, chiesi io. “Ho sentito pochi canti vecchi e quelli nuovi non mi piacciono”.

Il dilemma tra conservare, spesso espresso con la formula “tramandare il patrimonio tradizionale”, e rinnovare il repertorio affligge molti cori di montagna, alla continua ricerca di un punto di equilibrio. I direttori, che sono quelli che decidono la scelta dei canti, conoscono bene la difficoltà e la fatica di conciliare le pressioni contrastanti che ricevono dai coristi, i quali in genere si dividono tra le due posizioni.

 

Nel nostro caso, i primi due direttori crearono un repertorio fondato per la maggior parte su canti della SAT, integrati da una quarantina di elaborazioni originali opera di coristi comunque influenzati dalla tradizione SAT (Mezanot armonizzazione Edelweiss).

 

 

 

I direttori successivi continuarono a sfruttare questa ampia base di canti, ma introdussero gradatamente canti nuovi, attingendo ai repertori di compositori contemporanei come De Marzi, Maiero, Margutti (Le Mensonge), Malatesta e altri.

 

 

Forse la soluzione al dilemma sta in una frase pronunciata anni fa da Eraldo Pagella, nostro indimenticato presidente: “Canti vecchi o canti nuovi? Tanto dobbiamo cantarli tutti!” Personalmente sono d’accordo con lui. E infatti, dopo settant’anni, siamo ancora qui.

 

Un augurio al CORO EDELWEISS per un futuro ricco di armonie e successi.

 

Willem Tousijn

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